Passeggiava solitaria senza meta, con un unico pensiero persistente: caffè.
Non era il pensiero più elevato che la sua mente raffinata avesse mai prodotto, ma poteva dire in sua difesa che era, solitamente, la chiave che conduceva alla produzione di idee eccelse. Come quella volta che, mentre girava alla ricerca dell'amata bevanda, ebbe l'intuizione di creare una macchinetta che inghiottisse denaro e ne erogasse in cambio caffeina in bicchieri di plastica.
No, un attimo, quello era solo un altro delirio frutto dell'astinenza prolungata.
Maledetta dipendenza che le annebbiava il pensiero e le impediva di trovare se stessa in quel mare di desiderio impellente.
Aveva la percezione, in questo caotico stato di cose, di non possedere più un corpo, degli arti, di aver perso cognizione di se stessa, di non essere più.
Non ricordava nemmeno il momento del risveglio, come se non fosse mai esistito altro che quel tempo, quel momento, quell'istante, quell'assenza di caffè.
Si fermò un istante: dov'era? Com'era arrivata fin lì? Non rammentava la sua vita pregressa.
Iniziava e finiva tutto in quella voglia insoddisfatta.
Rimase immobile, cercando di trovare risposta a domande che non riusciva a formulare senza prima aver coperto questo bisogno micidiale.
All'improvviso, un pensiero fece breccia nella nebbia: il suo corpo, dov'era?
Si guardò. E per la prima volta in quella lunga giornata (era davvero solo un giorno?) si accorse, semplicemente, di non essere più.
Il suo corpo giaceva a terra in una posa innaturale e reggeva ancora tra le dita il bicchiere di caffè, il cui contenuto, mai toccato, si era rovesciato scivolandole tra i capelli.
Finalmente capì.
Dunque era questo l'inferno: essere condannati per sempre alla ricerca, mai conclusa, di un bicchiere di caffè.
venerdì 21 novembre 2014
I frutti della noia
Durante una conferenza tenuta all'alba, mi perdo in fantasticherie e la penna prende vita propria:
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giovedì 20 novembre 2014
La revolución
Non è stato un passaggio immediato realizzare di essere la patata finita per sbaglio in una zuppa di piselli. Non che mi sia mai pesato; al contrario, adoro non dover trascorrere le mie serate a parlare di assorbenti con le ali e a rimetterci lo smalto sulle unghie che non ho o qualunque altra cosa facciano solitamente le ragazze quando sono da sole. Nonostante ciò, devo ammettere che a volte un po' mi manca poter parlare di come sarebbe bello avere un fidanzato o delle 50 sfumature di grigio che può assumere il mio stato d'animo nelle giornate piovose, cose che i ragazzi stentano a comprendere fino in fondo.
Casualità volle che, nel mare di würstel surgelati in cui navigo, si ritrovassero altre 3 fanciulle cadute nella mia stessa bizzarra situazione.
E' stato un caso: un giorno, guardandoci, ci siamo accorte di avere tutte quante la farfallina al posto del pistolino... E abbiamo deciso di rivendicarla!
Sì, siamo ragazze, nonostante le apparenze e ne andiamo fierissime.
Ok, forse ragazze è un parolone.
Abbiamo più tette degli altri maschietti, che ne dite? Può andare come definizione?
Non soddisfatte di queste rivoluzionarie scoperte, abbiamo deciso di informare il resto del mondo e di ribellarci al dominio maschile organizzando cene e raduni solo per esseri femminei come noi.
Ragazze, esseri di sesso femminile, quelle strane creature con le tette e la bagigia.
Sono ridondante? Evidentemente non abbastanza.
A ogni cena ci ritroviamo un mucchio di giovani virgulti che tentano con ogni modo di infiltrarsi.
Si introducono clandestinamente dalle finestre, si calano con l'elicottero sul balcone, tentano la via del super push-up di Intimissimi.
Signori, una volta per tutte... La revolución è solo per
Casualità volle che, nel mare di würstel surgelati in cui navigo, si ritrovassero altre 3 fanciulle cadute nella mia stessa bizzarra situazione.
E' stato un caso: un giorno, guardandoci, ci siamo accorte di avere tutte quante la farfallina al posto del pistolino... E abbiamo deciso di rivendicarla!
Sì, siamo ragazze, nonostante le apparenze e ne andiamo fierissime.
Ok, forse ragazze è un parolone.
Abbiamo più tette degli altri maschietti, che ne dite? Può andare come definizione?
Non soddisfatte di queste rivoluzionarie scoperte, abbiamo deciso di informare il resto del mondo e di ribellarci al dominio maschile organizzando cene e raduni solo per esseri femminei come noi.
Ragazze, esseri di sesso femminile, quelle strane creature con le tette e la bagigia.
Sono ridondante? Evidentemente non abbastanza.
A ogni cena ci ritroviamo un mucchio di giovani virgulti che tentano con ogni modo di infiltrarsi.
Si introducono clandestinamente dalle finestre, si calano con l'elicottero sul balcone, tentano la via del super push-up di Intimissimi.
Signori, una volta per tutte... La revolución è solo per
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mercoledì 27 agosto 2014
Il Giovane Werther
Antefatto, ove un nobile gentiluomo diventa un animale selvaggio.
Il Gorghenfest è uno degli appuntamenti imperdibili annuali; ovvero una delle 275 feste a cui ritengo di non poter assolutamente mancare senza che la mia vita sociale ne risenta in modo catastrofico. Tuttavia, la presenza di una particolare attrattiva incrementa il suo tasso di interesse del 200% rispetto ad altri eventi analoghi: la partecipazione (quasi) certa, ogni anno, del Giovane Werther.
Il baldo giovine in questione è una delle persone più intelligenti che conosca... Almeno da sobrio.
Wikipedia impallidisce innanzi alla sua accuratezza storica e l'Accademia della Crusca si inchina alla forbitezza del suo linguaggio. A noi comuni mortali non resta che pendere dalle sue labbra (dizionario alla mano) e cercare di coglierne la saggezza.
Cotanta raffinatezza di pensiero può diventare un fardello difficile da sopportare per un fanciullo sensibile come il Giovane Werther, che si vede dunque costretto ad annaffiare periodicamente i suoi neuroni con vino di pessima qualità per poter sostenere una conversazione paritaria e normale con i suoi coetanei. Quest'azione benefica nei confronti del genere umano non viene certo lasciata al caso, ma è frutto di meticolosi studi che hanno portato a deduzioni su quale sia il miglior rapporto gradazione alcolica/prezzo, disinibizione/possibili danni permanenti, ecc.
Purtroppo, per quanto questi studi possano essere basati su solide basi scientifiche e per quanto il giovanotto in questione sia uno spirito brillante, i risultati di tali esperimenti non sono sempre quelli sperati.
Fu così che, durante la festa in questione, il Giovane Werther divenne a un tratto il Giovane Hyde.
La tragedia, ovvero come una gentil fanciulla abbia a pentirsi delle proprie fantasticherie
Con movenze scimmiesche si strappa di dosso i vestiti e si getta sulla folla di poganti, scaraventando in aria virilissimi corpi metallari come fossero piume, mentre un inarrestabile fiume di sudore si lancia in picchiata dalla sua fronte abbattendo tutto ciò che gli sta intorno.
Camuffata tra la folla, seguo lo spettacolo con interesse, fantasticando su quei pettorali vigorosi che fanno bella mostra di sé sotto ciò che rimane della sua maglietta. Persa nei miei pensieri, non realizzo di essere stata scoperta.
Mi sveglio di soprassalto quando un pollice opponibile attraversa la mia fronte dicendo «Simba» con tono mistico, mentre mi unge con quello che deduco essere il sudore rimasto sulla sua fronte. Mi accingo a parlare per manifestare la mia disapprovazione, ma il Giovane Hyde mi ha già afferrato per un braccio e mi trascina in mezzo al delirio.
Ogni tentativo di fuga viene sventato da quegli omoni che saltano e sudano e spingono e sudano ancora, facendomi rimbalzare come la pallina di un flipper.
Realizzando che il suo braccio accorre in mio soccorso ogni volta che un paio di anfibi numero 47 sta per sacrificare la mia testa al dio Metal, inizio a rilassarmi e a godermi quest'esperienza paranormale.
Poi, senza preavviso, mi accorgo che il Giovane Hyde non è più nei paraggi e di essere dunque in balia del destino.
Conclusione, in cui la protagonista è confusa
Terrorizzata, mi appallottolo sperando che la sorte abbia pietà di me e chiudo gli occhi per non vedere la fine che si avvicina.
All'improvviso mi sento più leggera e mi sembra di volare nell'aria: è successo, sono morta.
Apro lentamente gli occhi.
Davanti a me l'impeccabile Giovane Werther mi fissa attraverso il suo impeccabile monocolo con aria di impeccabile disapprovazione. Scuote lentamente la testa.
«No, no, no. Signorina, non Le hanno forse insegnato che è pericoloso per una pulzella tentar la via del pogo? Per piacere, stia attenta.»
Attonita e sbigottita, mi allontano senza emettere suono.
Sul mio cervello galleggia la scritta Con l'alcol ho chiuso.
Il Gorghenfest è uno degli appuntamenti imperdibili annuali; ovvero una delle 275 feste a cui ritengo di non poter assolutamente mancare senza che la mia vita sociale ne risenta in modo catastrofico. Tuttavia, la presenza di una particolare attrattiva incrementa il suo tasso di interesse del 200% rispetto ad altri eventi analoghi: la partecipazione (quasi) certa, ogni anno, del Giovane Werther.
Il baldo giovine in questione è una delle persone più intelligenti che conosca... Almeno da sobrio.
Wikipedia impallidisce innanzi alla sua accuratezza storica e l'Accademia della Crusca si inchina alla forbitezza del suo linguaggio. A noi comuni mortali non resta che pendere dalle sue labbra (dizionario alla mano) e cercare di coglierne la saggezza.
Cotanta raffinatezza di pensiero può diventare un fardello difficile da sopportare per un fanciullo sensibile come il Giovane Werther, che si vede dunque costretto ad annaffiare periodicamente i suoi neuroni con vino di pessima qualità per poter sostenere una conversazione paritaria e normale con i suoi coetanei. Quest'azione benefica nei confronti del genere umano non viene certo lasciata al caso, ma è frutto di meticolosi studi che hanno portato a deduzioni su quale sia il miglior rapporto gradazione alcolica/prezzo, disinibizione/possibili danni permanenti, ecc.
Purtroppo, per quanto questi studi possano essere basati su solide basi scientifiche e per quanto il giovanotto in questione sia uno spirito brillante, i risultati di tali esperimenti non sono sempre quelli sperati.
Fu così che, durante la festa in questione, il Giovane Werther divenne a un tratto il Giovane Hyde.
La tragedia, ovvero come una gentil fanciulla abbia a pentirsi delle proprie fantasticherie
Con movenze scimmiesche si strappa di dosso i vestiti e si getta sulla folla di poganti, scaraventando in aria virilissimi corpi metallari come fossero piume, mentre un inarrestabile fiume di sudore si lancia in picchiata dalla sua fronte abbattendo tutto ciò che gli sta intorno.
Camuffata tra la folla, seguo lo spettacolo con interesse, fantasticando su quei pettorali vigorosi che fanno bella mostra di sé sotto ciò che rimane della sua maglietta. Persa nei miei pensieri, non realizzo di essere stata scoperta.
Mi sveglio di soprassalto quando un pollice opponibile attraversa la mia fronte dicendo «Simba» con tono mistico, mentre mi unge con quello che deduco essere il sudore rimasto sulla sua fronte. Mi accingo a parlare per manifestare la mia disapprovazione, ma il Giovane Hyde mi ha già afferrato per un braccio e mi trascina in mezzo al delirio.
Ogni tentativo di fuga viene sventato da quegli omoni che saltano e sudano e spingono e sudano ancora, facendomi rimbalzare come la pallina di un flipper.
Realizzando che il suo braccio accorre in mio soccorso ogni volta che un paio di anfibi numero 47 sta per sacrificare la mia testa al dio Metal, inizio a rilassarmi e a godermi quest'esperienza paranormale.
Poi, senza preavviso, mi accorgo che il Giovane Hyde non è più nei paraggi e di essere dunque in balia del destino.
Conclusione, in cui la protagonista è confusa
Terrorizzata, mi appallottolo sperando che la sorte abbia pietà di me e chiudo gli occhi per non vedere la fine che si avvicina.
All'improvviso mi sento più leggera e mi sembra di volare nell'aria: è successo, sono morta.
Apro lentamente gli occhi.
Davanti a me l'impeccabile Giovane Werther mi fissa attraverso il suo impeccabile monocolo con aria di impeccabile disapprovazione. Scuote lentamente la testa.
«No, no, no. Signorina, non Le hanno forse insegnato che è pericoloso per una pulzella tentar la via del pogo? Per piacere, stia attenta.»
Attonita e sbigottita, mi allontano senza emettere suono.
Sul mio cervello galleggia la scritta Con l'alcol ho chiuso.
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lunedì 21 luglio 2014
Don Quijote
Sono giorni che corro come un'anima in pena da una parte all'altra del giardino, collezionando fotografie di foglie sfocate e di puntini marroni.
Ne sono pienamente consapevole: sembro una pazza, pazza da legare.
La parte peggiore giunge quando, oltre a correre, mi incazzo pure. E di brutto!
Corro e poi urlo su tutte le furie, rivolta al mio acerrimo nemico, che naturalmente e' gia' scappato senza lasciare altra traccia del suo passaggio che quella maledetta foto sfocata.
Il giovane Ezio*, complice involontario di questa follia, manifesta la sua disapprovazione con silenziosi avvertimenti di memoria piena, ma incurante della sua frustrazione proseguo nella lotta contro i miei personalissimi mulini a vento.
Sono furbi, quei bastardi. Attendono in agguato fino a essere certi che Ezio non sia con me e allora escono allo scoperto, mettendosi in pose artistiche tra le foglie; della serie Rose che posa per DiCaprio ci fa 'na pippa.
La mia salute mentale peggiora a ogni secondo che passa, mentre all'urlo di "A squirrel!" mi arrampico sugli alberi fotografando pelosi puntini marroni, ormai troppo in alto per essere visibili attraverso l'obiettivo. E loro si burlano di me, arrivando a organizzare raduni familiari sul ramo vicino alla mia finestra e fissandomi, tutti e quattro insieme, attraverso il vetro opaco, prendendosi gioco di me con le loro graziose code svolazzanti.
Anche la mia pazienza ha un limite e oggi, ne sono assolutamente certa, daro' una svolta definitiva a questo viaggio, immortalando quel pezzo di furbizia marrone. E quale loco piu' ameno di un parco nazionale pieno di rangers (che bella parola, eh?) e natura indisturbata per riuscire in quest'impresa?
Lo inseguo.
Lui si ferma, mi guarda, scatta, arrampica.
Posso sentire i suoi pensieri. Crede davvero che lo inseguiro' fin lassu'.
Si sbaglia di grosso. Ormai ho capito il loro gioco.
Attendo pazientemente appostata dietro un cestino.
Un buco nell'angolo destro dello stesso mi lascia intendere che esso e' stato adibito a loro ristorante personale e che prima o poi vi faranno ritorno.
Noto un gruppo di turisti giapponesi che a quanto pare non hanno mai visto nessuno appostato dietro un cestino. Intuisco perche' gli scoiattoli possano sentirsi intimiditi dalle macchine fotografiche.
Oh, eccolo! E' entrato nel cestino.
Resto per quasi un'ora con la macchina puntata verso quel buco nel cestino.
E poi...
TADAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA'!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
*Ezio, ovvero Ezio Owl Kenobi, e' l'amore della mia vita: un HTC Desire 601 completo di cover rosa personalizzata con adesivo a forma di farfalla.
P.S. Scusate la mancanza di accenti. Stupida tastiera americana.
P.P.S. Stupidi scoiattoli.
Ne sono pienamente consapevole: sembro una pazza, pazza da legare.
La parte peggiore giunge quando, oltre a correre, mi incazzo pure. E di brutto!
Corro e poi urlo su tutte le furie, rivolta al mio acerrimo nemico, che naturalmente e' gia' scappato senza lasciare altra traccia del suo passaggio che quella maledetta foto sfocata.
Il giovane Ezio*, complice involontario di questa follia, manifesta la sua disapprovazione con silenziosi avvertimenti di memoria piena, ma incurante della sua frustrazione proseguo nella lotta contro i miei personalissimi mulini a vento.
Sono furbi, quei bastardi. Attendono in agguato fino a essere certi che Ezio non sia con me e allora escono allo scoperto, mettendosi in pose artistiche tra le foglie; della serie Rose che posa per DiCaprio ci fa 'na pippa.
La mia salute mentale peggiora a ogni secondo che passa, mentre all'urlo di "A squirrel!" mi arrampico sugli alberi fotografando pelosi puntini marroni, ormai troppo in alto per essere visibili attraverso l'obiettivo. E loro si burlano di me, arrivando a organizzare raduni familiari sul ramo vicino alla mia finestra e fissandomi, tutti e quattro insieme, attraverso il vetro opaco, prendendosi gioco di me con le loro graziose code svolazzanti.
Anche la mia pazienza ha un limite e oggi, ne sono assolutamente certa, daro' una svolta definitiva a questo viaggio, immortalando quel pezzo di furbizia marrone. E quale loco piu' ameno di un parco nazionale pieno di rangers (che bella parola, eh?) e natura indisturbata per riuscire in quest'impresa?
Lo inseguo.
Lui si ferma, mi guarda, scatta, arrampica.
Posso sentire i suoi pensieri. Crede davvero che lo inseguiro' fin lassu'.
Si sbaglia di grosso. Ormai ho capito il loro gioco.
Attendo pazientemente appostata dietro un cestino.
Un buco nell'angolo destro dello stesso mi lascia intendere che esso e' stato adibito a loro ristorante personale e che prima o poi vi faranno ritorno.
Noto un gruppo di turisti giapponesi che a quanto pare non hanno mai visto nessuno appostato dietro un cestino. Intuisco perche' gli scoiattoli possano sentirsi intimiditi dalle macchine fotografiche.
Oh, eccolo! E' entrato nel cestino.
Resto per quasi un'ora con la macchina puntata verso quel buco nel cestino.
E poi...
TADAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA'!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
*Ezio, ovvero Ezio Owl Kenobi, e' l'amore della mia vita: un HTC Desire 601 completo di cover rosa personalizzata con adesivo a forma di farfalla.
P.S. Scusate la mancanza di accenti. Stupida tastiera americana.
P.P.S. Stupidi scoiattoli.
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venerdì 18 luglio 2014
Montagne russe
Caro Tu,
sono state settimane impegnative, da quando sono partita. Non e' stato semplice, caricarsi nove dodicenni in spalla e salire su quell'aereo: ci e' voluto tutto il mio coraggio.
So che in quel momento una parte non precisamente piccola di te mi ha odiata... E mi odia ancora.
Come ho potuto abbandonarti e lasciarti solo, quando avevi bisogno di me?
Non passa giorno senza che tu me lo chieda e le mie proteste sul fatto che sono solo tre settimane e che tu hai sempre bisogno di me non valgono a nulla.
Caro Tu,
esisto anch'io. E la me stessa che e' qui, ora, in questo momento, odia questa maledetta tastiera americana senza accenti, ma ama follemente quei ragazzi e questa avventura.
Sono state settimane cosi' cariche di meraviglia, di cose belle e di momenti difficili e mi sto divertendo cosi' tanto e mi sento cosi' carica di responsabilita' e tutto questo parlare prima inglese, poi spagnolo e poi italiano, per non sbagliare, mi ha fatto dimenticare tutt'e tre le lingue.
Sono stanca e forse anche un po' stressata, ma la cosa che mi dispiace maggiormente di questo viaggio e che i momenti piu' belli sono stati quelli che non si possono fotografare e percio' di loro non rimarra' traccia che nella mia memoria.
Caro Tu,
mi manchi da morire.
Non vedo l'ora di tornare in Italia.
sono state settimane impegnative, da quando sono partita. Non e' stato semplice, caricarsi nove dodicenni in spalla e salire su quell'aereo: ci e' voluto tutto il mio coraggio.
So che in quel momento una parte non precisamente piccola di te mi ha odiata... E mi odia ancora.
Come ho potuto abbandonarti e lasciarti solo, quando avevi bisogno di me?
Non passa giorno senza che tu me lo chieda e le mie proteste sul fatto che sono solo tre settimane e che tu hai sempre bisogno di me non valgono a nulla.
Caro Tu,
esisto anch'io. E la me stessa che e' qui, ora, in questo momento, odia questa maledetta tastiera americana senza accenti, ma ama follemente quei ragazzi e questa avventura.
Sono state settimane cosi' cariche di meraviglia, di cose belle e di momenti difficili e mi sto divertendo cosi' tanto e mi sento cosi' carica di responsabilita' e tutto questo parlare prima inglese, poi spagnolo e poi italiano, per non sbagliare, mi ha fatto dimenticare tutt'e tre le lingue.
Sono stanca e forse anche un po' stressata, ma la cosa che mi dispiace maggiormente di questo viaggio e che i momenti piu' belli sono stati quelli che non si possono fotografare e percio' di loro non rimarra' traccia che nella mia memoria.
Caro Tu,
mi manchi da morire.
Non vedo l'ora di tornare in Italia.
sabato 21 giugno 2014
L'esame
Devo ammetterlo, non mi sono precisamente sprecata per questo esame: tra viaggi, traslochi, corse, impegni vari, mi sono ritrovata a fare la conoscenza dell'incomprensibile libro a soli tre giorni dall'esame.
- Buongiorno, professore.
- Buongiorno, signorina... Signorina... Ma da dove viene con questo nome così particolare?
- Ehmmm... Cile.
- Oh, Cile! Ci sono stato qualche anno fa. Che bel paese e che bel clima! Avete giocato anche molto bene contro l'Australia, ha visto?
Ripasso mentalmente il programma e mi chiedo di quale capitolo del libro stia parlando.
- Cosa? Ah! I mondiali! Certo, bellissima partita, sì, sì.
- Allora, mi dica...
Trattengo il fiato, in attesa della fatidica domanda che porrà fine alle mie illusioni di riuscire a superare questo esame.
- Com'è arrivata in Italia?
Trascorro i dieci minuti successivi esponendo la versione bignami della mia vita.
- E' mai stata in Messico? Un posto fantastico per andare in vacanza. E i messicani, poi... Gente fantastica e hanno un'università di ottimo livello. Avevo fatto un progetto molto interessante con loro qualche anno fa perché...
Trascorre i dieci minuti successivi esponendo una versione (non troppo) bignami della sua vita.
- Ma torniamo a noi. Ha qualche argomento da cui le piacerebbe partire?
Mi ero assolutamente dimenticata dello scopo della mia presenza lì, per cui mi faccio prendere assolutamente alla sprovvista.
- S-sì. L'eurocentrismo.
- Bellissimo, bellissimo! Ottimo argomento, ottima scelta! Le va bene un 25?
- Prego?
- Mi dia il Suo libretto.
Glielo porgo, senza capire.
- Grazie, buona giornata, mi chiami dentro il prossimo.
- Buongiorno, professore.
- Buongiorno, signorina... Signorina... Ma da dove viene con questo nome così particolare?
- Ehmmm... Cile.
- Oh, Cile! Ci sono stato qualche anno fa. Che bel paese e che bel clima! Avete giocato anche molto bene contro l'Australia, ha visto?
Ripasso mentalmente il programma e mi chiedo di quale capitolo del libro stia parlando.
- Cosa? Ah! I mondiali! Certo, bellissima partita, sì, sì.
- Allora, mi dica...
Trattengo il fiato, in attesa della fatidica domanda che porrà fine alle mie illusioni di riuscire a superare questo esame.
- Com'è arrivata in Italia?
Trascorro i dieci minuti successivi esponendo la versione bignami della mia vita.
- E' mai stata in Messico? Un posto fantastico per andare in vacanza. E i messicani, poi... Gente fantastica e hanno un'università di ottimo livello. Avevo fatto un progetto molto interessante con loro qualche anno fa perché...
Trascorre i dieci minuti successivi esponendo una versione (non troppo) bignami della sua vita.
- Ma torniamo a noi. Ha qualche argomento da cui le piacerebbe partire?
Mi ero assolutamente dimenticata dello scopo della mia presenza lì, per cui mi faccio prendere assolutamente alla sprovvista.
- S-sì. L'eurocentrismo.
- Bellissimo, bellissimo! Ottimo argomento, ottima scelta! Le va bene un 25?
- Prego?
- Mi dia il Suo libretto.
Glielo porgo, senza capire.
- Grazie, buona giornata, mi chiami dentro il prossimo.
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domenica 15 giugno 2014
domenica 25 maggio 2014
Questa è solo una fiaba - Part 1
Viveva molto tempo fa, a PaesinoInMezzoAiMonti, il ragazzo più bello che avesse mai messo piede sulla faccia della terra (gli alieni avevano a lungo dibattuto su questo punto, ma dato che non rientrano tra i miei lettori abituali, non mi dilungherò ulteriormente sul loro punto di vista). La sua beltate era tale che i sovrani di tutti i regni, vicini e lontani, si erano arresi al suo volere e l'avevano dichiarato Principe Supremo dell'Universo.
Egli era circondato da due tipi di individui: i Belli e i Brutti. I Belli erano coloro che, abbagliati dalla sua bellezza, dedicavano la loro esistenza a cercare di imitarlo; mentre i Brutti, consumati da invidia e gelosia, ne criticavano i difetti o, quanto meno, avrebbero voluto farlo, se non ne fosse stato privo.
Un giorno, una giovane e saltellante fanciulla (che, naturalmente, non ero io, perché quella che vi sto raccontando è una fiaba che non ha nulla a che vedere con me) incontrò suddetto Principe e, con un solo sguardo, ne rimase folgorata per sempre. In un atto di inaudito coraggio, la giovincella chiese la mano del Principe, il quale rispose, come sempre accade in ogni romantica storia d'amore ai giorni nostri, che la vedeva solo come un'amica.
La fanciulletta, senza perdersi d'animo, capì che il Principe non sarebbe mai stato suo e intraprese la strada verso il vero amore, cercandolo tra i Belli e i Brutti. Per una fortuita coincidenza del destino, i Brutti sembravano non vedere l'ora di slacciare il suo reggis... Di conoscere meglio il suo carattere; al contrario, i Belli, che, seppur non comparabili al Principe, si potevano ritenere comunque appetibili, si tenevano a debita distanza.
Vi chiedete come prosegua questa fiaba? Attendete la prossima puntata.
Egli era circondato da due tipi di individui: i Belli e i Brutti. I Belli erano coloro che, abbagliati dalla sua bellezza, dedicavano la loro esistenza a cercare di imitarlo; mentre i Brutti, consumati da invidia e gelosia, ne criticavano i difetti o, quanto meno, avrebbero voluto farlo, se non ne fosse stato privo.
Un giorno, una giovane e saltellante fanciulla (che, naturalmente, non ero io, perché quella che vi sto raccontando è una fiaba che non ha nulla a che vedere con me) incontrò suddetto Principe e, con un solo sguardo, ne rimase folgorata per sempre. In un atto di inaudito coraggio, la giovincella chiese la mano del Principe, il quale rispose, come sempre accade in ogni romantica storia d'amore ai giorni nostri, che la vedeva solo come un'amica.
La fanciulletta, senza perdersi d'animo, capì che il Principe non sarebbe mai stato suo e intraprese la strada verso il vero amore, cercandolo tra i Belli e i Brutti. Per una fortuita coincidenza del destino, i Brutti sembravano non vedere l'ora di slacciare il suo reggis... Di conoscere meglio il suo carattere; al contrario, i Belli, che, seppur non comparabili al Principe, si potevano ritenere comunque appetibili, si tenevano a debita distanza.
Vi chiedete come prosegua questa fiaba? Attendete la prossima puntata.
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Fiaba
sabato 24 maggio 2014
Sogni liceali
Agosto 2007, sabato
Ho finalmente trovato un fidanzato, Jacopo, il primo della mia vita. Sono così felice da trascorrere insieme a lui la totalità della mia giornata e sentire comunque che mi manca l'aria quando non c'è. Saltello per il mondo ricoperta da uno strato di gioia molesta: avere 18 anni ed essere in cima al mondo.
Questo fine settimana ci sarà una festa in montagna. Lui, purtroppo, non può venire con me, ma lo rivedrò il lunedì mattina. Avverto comunque la necessità di fare cose indicibili per rubare il suo numero di cellulare, perché chiederglielo era troppo mainstream.
Tra sostanze alcoliche di ogni genere e balli scatenati, conosco un ragazzo bellissimo. Ne sono talmente attratta che temo di sbavare, letteralmente, ai suoi piedi, cosa che lui non manca certo di notare.
Non ricordo come sia successo, se sia stato lui a venire da me o il contrario. Ricordo solo che a un certo punto ci ritrovammo a baciarci in modi decisamente vietati ai minori.
Ci metto solo un secondo a realizzare quello che sto facendo: sto tradendo Jacopo. Disperata, respingo il ragazzo appena conosciuto e mi allontano di corsa, in cerca di consolazione. Trovo la mia migliore amica avvinghiata a qualcuno che non ho mai visto prima e poco più in là, seduta tutta sola, la Capra, un'altra cara amica.
Passo oltre, fino ai boschi, ed estraggo il cellulare. Chiamo ripetutamente Jacopo, dicendogli cose che grazie al cielo non ricordo, in un mare di lacrime. Ad un certo punto mi arriva un suo messaggio in cui mi fa presente che lui dovrebbe dormire perché il mattino dopo lavora. Mi dirigo verso la festa a tutta la velocità che le mie giovani gambe consentono e salgo su un tavolo, dal quale urlo rivolta agli invitati "Ragazzi, abbassate le musica ché Jacopo deve dormire!". Un istante dopo, dormo anch'io, sotto il tavolo, senza capire bene il perché.
Mi sveglio, scoprendo con sommo stupore di essere ancora alla festa, e guardandomi intorno vedo un ragazzo dall'aria familiare. Si avvicina. Oh, ma certo, limonavamo fino a poco fa!
Lo prendo per mano e lo porto sulla panchina ove giace ancora la Capra, in solitudine e con aria triste. So di che cos'ha bisogno. Ordino all'ignoto di sedersi vicino a lei e con tutta la mia delicatezza alcolica faccio sbattere le loro teste una contro l'altra; meno di un secondo dopo le loro lingue si sono già incontrate.
Agosto 2007, domenica
Esco a gattoni dalla tenda, chiedendomi quale malefica divinità permetta che accadano queste cose.
I miei ricordi della sera prima si riducono a un ammasso disordinato di musica, luci e corpi ammassati, su cui non voglio indagare oltre.
Il mondo intorno gira vorticosamente. La mia testa. Nessuno osi parlarmi o potrei commettere qualche reato.
Uno sprovveduto mi si avvicina e mi saluta allegramente. Sto per imprecare e lo fisso per un lasso di tempo infinito, chiedendomi quando e dove l'abbia già visto. Mi ci vuole un bel po' (e uno sforzo creativo non indifferente) per ricollegarlo alle scene osé della sera prima. In quel momento, alle mie spalle, qualcuno accende lo stereo.
Maggio 2014, venerdì
Finalmente, il momento che aspettavo da 7 anni: i Matrioska dal vivo.
Ho finalmente trovato un fidanzato, Jacopo, il primo della mia vita. Sono così felice da trascorrere insieme a lui la totalità della mia giornata e sentire comunque che mi manca l'aria quando non c'è. Saltello per il mondo ricoperta da uno strato di gioia molesta: avere 18 anni ed essere in cima al mondo.
Questo fine settimana ci sarà una festa in montagna. Lui, purtroppo, non può venire con me, ma lo rivedrò il lunedì mattina. Avverto comunque la necessità di fare cose indicibili per rubare il suo numero di cellulare, perché chiederglielo era troppo mainstream.
Tra sostanze alcoliche di ogni genere e balli scatenati, conosco un ragazzo bellissimo. Ne sono talmente attratta che temo di sbavare, letteralmente, ai suoi piedi, cosa che lui non manca certo di notare.
Non ricordo come sia successo, se sia stato lui a venire da me o il contrario. Ricordo solo che a un certo punto ci ritrovammo a baciarci in modi decisamente vietati ai minori.
Ci metto solo un secondo a realizzare quello che sto facendo: sto tradendo Jacopo. Disperata, respingo il ragazzo appena conosciuto e mi allontano di corsa, in cerca di consolazione. Trovo la mia migliore amica avvinghiata a qualcuno che non ho mai visto prima e poco più in là, seduta tutta sola, la Capra, un'altra cara amica.
Passo oltre, fino ai boschi, ed estraggo il cellulare. Chiamo ripetutamente Jacopo, dicendogli cose che grazie al cielo non ricordo, in un mare di lacrime. Ad un certo punto mi arriva un suo messaggio in cui mi fa presente che lui dovrebbe dormire perché il mattino dopo lavora. Mi dirigo verso la festa a tutta la velocità che le mie giovani gambe consentono e salgo su un tavolo, dal quale urlo rivolta agli invitati "Ragazzi, abbassate le musica ché Jacopo deve dormire!". Un istante dopo, dormo anch'io, sotto il tavolo, senza capire bene il perché.
Mi sveglio, scoprendo con sommo stupore di essere ancora alla festa, e guardandomi intorno vedo un ragazzo dall'aria familiare. Si avvicina. Oh, ma certo, limonavamo fino a poco fa!
Lo prendo per mano e lo porto sulla panchina ove giace ancora la Capra, in solitudine e con aria triste. So di che cos'ha bisogno. Ordino all'ignoto di sedersi vicino a lei e con tutta la mia delicatezza alcolica faccio sbattere le loro teste una contro l'altra; meno di un secondo dopo le loro lingue si sono già incontrate.
Agosto 2007, domenica
Esco a gattoni dalla tenda, chiedendomi quale malefica divinità permetta che accadano queste cose.
I miei ricordi della sera prima si riducono a un ammasso disordinato di musica, luci e corpi ammassati, su cui non voglio indagare oltre.
Il mondo intorno gira vorticosamente. La mia testa. Nessuno osi parlarmi o potrei commettere qualche reato.
Uno sprovveduto mi si avvicina e mi saluta allegramente. Sto per imprecare e lo fisso per un lasso di tempo infinito, chiedendomi quando e dove l'abbia già visto. Mi ci vuole un bel po' (e uno sforzo creativo non indifferente) per ricollegarlo alle scene osé della sera prima. In quel momento, alle mie spalle, qualcuno accende lo stereo.
Maggio 2014, venerdì
Finalmente, il momento che aspettavo da 7 anni: i Matrioska dal vivo.
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giovedì 22 maggio 2014
Pregiudizi
E' notte. Per le strade della città non si vede nemmeno un'anima e tutto tace.
Mi avvio a passo deciso, conscia di quale sia la mia meta: ho aspettato tutto il giorno solo questo momento.
Lo vedo all'orizzonte e allungo il passo.
Butto la borsa per terra con impazienza e, finalmente, mi accascio sulla mia panchina in mezzo al verde.
Odio gli spazi chiusi, per cui non ho sognato che questo istante sin dal mattino.
Faccio appena in tempo a degustare la piacevole sensazione dell'aria fresca e il silenzio notturno, quand'ecco comparire innanzi al mio sguardo un ragazzo dall'aria poco raccomandabile.
Carnagione scura, occhi neri. Vedo che mi fissa a lungo e temo che possa avvicinarsi.
Figurarsi se non dovevo beccare il solito disperato, penso tra me e me.
Il giovane si siede su una panchina poco distante, continuando a guardarmi. Facendo finta di nulla, estraggo il mio libro. La luce dei lampione è flebile, ma non intendo rinunciare a questo piacere quotidiano.
Trascorrono una decina di minuti e noto in lontananza un'altra figura poco distinta in avvicinamento. Sospetto che punti nella mia direzione e tiro un sospiro di sollievo nello scoprire che è diretto invece alla panchina su cui siede l'altro ragazzo.
Sono abbastanza vicini da sentirli emettere suoni che per le mie orecchie sembrano versi di tacchino e che presuppongo corrispondano a qualche lingua mediorientale.
Mi guardo intorno valutando la situazione.
Sono completamente sola, in un parco isolato ai confini del mondo, di notte. E se fossero terroristi? Stupratori? Trafficanti d'organi? Cercheranno sicuramente di vendermi come schiava e poi...
Lasciano la loro panchina e puntano verso di me, questa volta non ci sono dubbi.
Sento tendersi ogni muscolo del mio corpo.
E se corressi? Certo, con il mio fisico atletico da cinquantenne mi prenderebbero subito. Potrei urlare. Sì, urlerò. Ma non c'è nessuno nei paraggi, chi potrà mai sentirmi?
Mi salutano con la mano. Ricambio con un cenno della testa. Sembrano innocui.
Ho ben capito. Voi volete provarci! Mai una volta che una si possa sedere su una panchina a leggere un libro senza che voi vi riteniate in diritto di venire ad approcciarla con frasi di dubbio gusto e versi animaleschi, no?
Ora non sono più spaventata, sono infuriata e pronta a rispedirli nel loro paese d'origine, qualunque esso sia, a suon d'insulti.
Chi vi credete di essere? Questo è un paese libero e io leggo dove e quando mi pare!
Pronunciano, rivolti a me, una frase in un italiano stentato di cui non riesco a cogliere il significato. Visibilmente in imbarazzo, mi chiedono se parli inglese. Annuisco, l'espressione impassibile.
E' l'ultimo arrivato a parlare, con un inglese impeccabile e tono gentile.
- Scusaci, non vorremmo disturbarti, ma dato che sei qui tutta sola di notte e che potrebbe essere pericolo ci chiedevamo se ci fosse qualcosa che non va e se possiamo esserti d'aiuto. Magari possiamo chiamarti un taxi?
All'improvviso, tutto d'un tratto, mi sento una brutta persona.
Mi avvio a passo deciso, conscia di quale sia la mia meta: ho aspettato tutto il giorno solo questo momento.
Lo vedo all'orizzonte e allungo il passo.
Butto la borsa per terra con impazienza e, finalmente, mi accascio sulla mia panchina in mezzo al verde.
Odio gli spazi chiusi, per cui non ho sognato che questo istante sin dal mattino.
Faccio appena in tempo a degustare la piacevole sensazione dell'aria fresca e il silenzio notturno, quand'ecco comparire innanzi al mio sguardo un ragazzo dall'aria poco raccomandabile.
Carnagione scura, occhi neri. Vedo che mi fissa a lungo e temo che possa avvicinarsi.
Figurarsi se non dovevo beccare il solito disperato, penso tra me e me.
Il giovane si siede su una panchina poco distante, continuando a guardarmi. Facendo finta di nulla, estraggo il mio libro. La luce dei lampione è flebile, ma non intendo rinunciare a questo piacere quotidiano.
Trascorrono una decina di minuti e noto in lontananza un'altra figura poco distinta in avvicinamento. Sospetto che punti nella mia direzione e tiro un sospiro di sollievo nello scoprire che è diretto invece alla panchina su cui siede l'altro ragazzo.
Sono abbastanza vicini da sentirli emettere suoni che per le mie orecchie sembrano versi di tacchino e che presuppongo corrispondano a qualche lingua mediorientale.
Mi guardo intorno valutando la situazione.
Sono completamente sola, in un parco isolato ai confini del mondo, di notte. E se fossero terroristi? Stupratori? Trafficanti d'organi? Cercheranno sicuramente di vendermi come schiava e poi...
Lasciano la loro panchina e puntano verso di me, questa volta non ci sono dubbi.
Sento tendersi ogni muscolo del mio corpo.
E se corressi? Certo, con il mio fisico atletico da cinquantenne mi prenderebbero subito. Potrei urlare. Sì, urlerò. Ma non c'è nessuno nei paraggi, chi potrà mai sentirmi?
Mi salutano con la mano. Ricambio con un cenno della testa. Sembrano innocui.
Ho ben capito. Voi volete provarci! Mai una volta che una si possa sedere su una panchina a leggere un libro senza che voi vi riteniate in diritto di venire ad approcciarla con frasi di dubbio gusto e versi animaleschi, no?
Ora non sono più spaventata, sono infuriata e pronta a rispedirli nel loro paese d'origine, qualunque esso sia, a suon d'insulti.
Chi vi credete di essere? Questo è un paese libero e io leggo dove e quando mi pare!
Pronunciano, rivolti a me, una frase in un italiano stentato di cui non riesco a cogliere il significato. Visibilmente in imbarazzo, mi chiedono se parli inglese. Annuisco, l'espressione impassibile.
E' l'ultimo arrivato a parlare, con un inglese impeccabile e tono gentile.
- Scusaci, non vorremmo disturbarti, ma dato che sei qui tutta sola di notte e che potrebbe essere pericolo ci chiedevamo se ci fosse qualcosa che non va e se possiamo esserti d'aiuto. Magari possiamo chiamarti un taxi?
All'improvviso, tutto d'un tratto, mi sento una brutta persona.
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venerdì 9 maggio 2014
Silenzio
Ieri Luca mentre giocava al pallone ha avuto un infarto.E’ stato 8 minuti senza assistenza.Ora è in terapia intensiva.
Ci conosciamo da poco. Hai solo 21 anni. Io... Non so cosa dire.
martedì 6 maggio 2014
WTF?!
Piove, è buio, fa freddo e tra me e me penso a quanto sarebbe bello avere del tempo libero per dedicarsi ad amene attività, quali dormire. Invece eccomi qui, alla famosa festa degli asparagi di un paese vicino.
Essendo PaesinoInMezzoAiMonti un paesino in mezzo ai monti (chi l'avrebbe mai detto), i suoi abitanti sono il risultato di generazioni e generazioni di gente di montagna, cresciuta a suon di mele, vino e bestemmie, per cui le manifestazioni d'affetto sono difficilmente conciliabili con il loro carattere. Tranne questa sera.
Accolta da calorosi abbracci, mi ritrovo a passare di mano in mano come un morbido peluche, sentendo frasi quali «Io non abbraccio mai, ma mi fai troppa tenerezza». Mi annuso, per verificare se emano qualche strano odore, ma la ritengo un'ipotesi poco probabile. Volano dichiarazioni di persone viste forse due volte, che tuttavia ritengono di essermi molto affezionate e manifestano il loro sostegno emotivo. Inizio a chiedermi se sto sognando e mi pizzico un braccio: sono sveglia.
Capisco che la crisi ormonale non colpisce solo me, ma anche La Rossa, nota per la sua scarsa propensione al contatto fisico, quando la ritrovo tra le braccia di un giovane vichingo, intento in dichiarazioni d'amore.
Inizio a nutrire il forte sospetto che ci sia qualcosa di strano negli asparagi; è l'unica spiegazione plausibile.
Intimorita, striscio verso la porta, tentando la fuga, ma il mio tentativo non passa inosservato e in attimo sono circondata da una nuova forma di zombie.
Allo stremo delle forze, alzo bandiera bianca e mi accascio a terra, soccombendo al potere dei loro abbracci. Con la mente ormai ottenebrata dalla morte imminente, le ultime parole che sento sono «Oggi sei molto bella e pensa che ci provo con te solo una volta ogni due anni quindi potresti anche farmi un favore standoci, anche se poi va sempre a finire che mi tratti come una pezza, facendomi tornare alla realtà e passa tutto».
Confido, in verità, di non incontrare troppi conoscenti e di poter trascorrere la serata in un angolo nascosto, sonnecchiando su una panchina.
Bastano cinque minuti di tempo per realizzare che il mio programma per la serata verrà certamente stravolto, dato che tutto PaesinoInMezzoAiMonti sembra essere presente all'evento: spuntano facce note anche da dietro i cespugli, offrendo birre, cibo e forme di intrattenimento di dubbia moralità.
Sono circondata e non resta altra scelta che mangiare, bere e ballare per non rischiare di essere trascinata dietro i sovraffollati cespugli.
Essendo PaesinoInMezzoAiMonti un paesino in mezzo ai monti (chi l'avrebbe mai detto), i suoi abitanti sono il risultato di generazioni e generazioni di gente di montagna, cresciuta a suon di mele, vino e bestemmie, per cui le manifestazioni d'affetto sono difficilmente conciliabili con il loro carattere. Tranne questa sera.
Accolta da calorosi abbracci, mi ritrovo a passare di mano in mano come un morbido peluche, sentendo frasi quali «Io non abbraccio mai, ma mi fai troppa tenerezza». Mi annuso, per verificare se emano qualche strano odore, ma la ritengo un'ipotesi poco probabile. Volano dichiarazioni di persone viste forse due volte, che tuttavia ritengono di essermi molto affezionate e manifestano il loro sostegno emotivo. Inizio a chiedermi se sto sognando e mi pizzico un braccio: sono sveglia.
Capisco che la crisi ormonale non colpisce solo me, ma anche La Rossa, nota per la sua scarsa propensione al contatto fisico, quando la ritrovo tra le braccia di un giovane vichingo, intento in dichiarazioni d'amore.
Inizio a nutrire il forte sospetto che ci sia qualcosa di strano negli asparagi; è l'unica spiegazione plausibile.
Intimorita, striscio verso la porta, tentando la fuga, ma il mio tentativo non passa inosservato e in attimo sono circondata da una nuova forma di zombie.
Allo stremo delle forze, alzo bandiera bianca e mi accascio a terra, soccombendo al potere dei loro abbracci. Con la mente ormai ottenebrata dalla morte imminente, le ultime parole che sento sono «Oggi sei molto bella e pensa che ci provo con te solo una volta ogni due anni quindi potresti anche farmi un favore standoci, anche se poi va sempre a finire che mi tratti come una pezza, facendomi tornare alla realtà e passa tutto».
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Viva la noche
mercoledì 30 aprile 2014
Noia, noia infinita
Vi diranno di PaesinoInMezzoAiMonti che è un luogo come tanti. Ma si sbagliano.
Ogni paese, per quanto piccolo, abitudinario, grigio e monotono possa essere, presenta, di volta in volta, qualche mirabile avvenimento che scuote le vite dei suoi cittadini.
Anzi, vi dirò di più, la monotonia non fa che aumentare le probabilità di incorrere in fatti straordinari, poiché anche il più banale degli eventi diverrà eccezionale agli occhi dei suoi abitanti.
Per farvi un esempio, nel vicino PaesinoDellaLuna (nome altisonante, per una località che conta circa un migliaio di anime) v'è stata una rivoluzione non da poco, allorché il sindaco decise di sostituire due dei tre parcheggi (intendasi posti auto, non spiazzi adibiti al parcheggio di innumerevoli vetture) con ulteriori panchine e vasi di fiori. Dove avrebbero parcheggiato, ora, gli eventuali visitatori? Certo, i vasi di fiori non sono mai abbastanza, e questa era un'ottima motivazione in favore del sindaco, ma la faccenda dei parcheggi sembrava una questione non da poco. Fu una lotta all'ultimo sangue. Le voci di paese parlano di feriti, di sangue, di anziane armate di bastone che rincorrono i giovani per le strade (ma, si sa, le voci di paese tendono a gonfiare leggermente i fatti).
Fortunamente per tutti, la guerra intestina giunse a termine quando ci si accorse che nessuno visitava mai PaesinoDellaLuna. Il sindaco ne fu felice e tutto tornò alla quiete assoluta.
Ecco, come dicevo, PaesinoInMezzoAiMonti non è così. Esso va oltre la noia che contraddistingue ogni piccolo paese di montagna. La supera, la sorpassa, la reinventa.
Frequentato da soggetti malfamati, è noto per i suoi traffici illeciti di vini e formaggi che la polizia non riesce ad arrestare. Le risse sono all'ordine del giorno. C'è un bar all'angolo di ogni strada, in cui si incontrano ogni giorno le stesse persone, alla stessa ora, a bere lo stesso vino, raccontando le stesse storie.
Accade tutto, a PaesinoInMezzoAiMonti, con una frequenza tale da contringerti ad abituartici e da farti venire a noia anche gli eventi più meravigliosi.
Sto valutando la possibilità di trasferirmi a PaesinoDellaLuna. Se non altro, la mancanza di collegamenti con la civiltà renderebbe ogni visita in città un'avventura esaltante.
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Casa dolce casa
giovedì 24 aprile 2014
Rivelazioni mistiche
Da un anno a questa parte la dea bendata della Fortuna sembra aver recuperato finalmente l'uso della vista... E si è scagliata contro di me per vendicare anni di oscurità a colpi di vertebre rotte, cadute nei buchi e altre cose amene.
Nell'ultimo mese, tuttavia, abbiamo raggiunto vette che non ritenevo possibili. Dai parenti gravemente malati, ai terremoti (circa 6 in un mese, di cui uno 7.9 scala Richter), ad allarmi tsunami con relativa evacuazione della città mentre mi trovavo sola in casa con una zia affetta da una grave lombalgia che le impediva di muoversi e cinque bambini piccoli a cui badare.
Credevo, a questo punto, di non poter subire ulteriori danni. Devo dire che mi ha stupita, facendomi entrare i ladri in casa.
Ho ribadito dicendo «Bene! Adesso, se non altro, non può andare peggio». Ho motivo di ritenere che l'abbia presa come una sfida. Subito dopo, infatti, mi sono ritrovata in pronto soccorso, in condizioni che non vorrei nemmeno ricordare.
Rassegnata, mi sono piegata al suo volere. Ed è stato allora che mi ha aperto gli occhi.
Mentre dall'alto dei cieli pioveva una delle famose piaghe d'Egitto, sotto forma di sciami di vespe che invadevano casa mia, ho capito di non essere sfortunata.
No, signore e signori, io sono il nuovo Anticristo.
Temetemi, porto iella a tutto ciò che guardo.
Nell'ultimo mese, tuttavia, abbiamo raggiunto vette che non ritenevo possibili. Dai parenti gravemente malati, ai terremoti (circa 6 in un mese, di cui uno 7.9 scala Richter), ad allarmi tsunami con relativa evacuazione della città mentre mi trovavo sola in casa con una zia affetta da una grave lombalgia che le impediva di muoversi e cinque bambini piccoli a cui badare.
Credevo, a questo punto, di non poter subire ulteriori danni. Devo dire che mi ha stupita, facendomi entrare i ladri in casa.
Ho ribadito dicendo «Bene! Adesso, se non altro, non può andare peggio». Ho motivo di ritenere che l'abbia presa come una sfida. Subito dopo, infatti, mi sono ritrovata in pronto soccorso, in condizioni che non vorrei nemmeno ricordare.
Rassegnata, mi sono piegata al suo volere. Ed è stato allora che mi ha aperto gli occhi.
Mentre dall'alto dei cieli pioveva una delle famose piaghe d'Egitto, sotto forma di sciami di vespe che invadevano casa mia, ho capito di non essere sfortunata.
Temetemi, porto iella a tutto ciò che guardo.
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About me
lunedì 21 aprile 2014
Friend zone
Sono circondata da amici che non fanno che compatire la loro sventura in fatto di donne; snobbati continuamente da eteree fanciulle che ripetono senza sosta frasi come TiVedoSoloComeUnAmico, detto tutto d'un fiato con sguardo colmo d'imbarazzo.
Feriti nel profondo del loro alfissimo orgoglio maschile, corrono da me per lamentarsi delle loro disgrazie, affliggendomi con domande sui motivi per i quali nessuna ceda al loro fascino (cosa invero inspiegabile).
In pieno sconforto virile, abbondano i luoghi comuni sulle donne e frasi come SonoTutteUguali, NonSannoNeancheLoroQuelloCheVogliono, ChiLeCapisce, ecc, ecc.
Dopo anni di serate del genere, perennemente sommersa da maschi piagnistei, faccio notare, non senza un velo di pudore e timidezza, che, essendo dotata di organi genitali femminili, ho motivo di ritenere di essere anch'io quella cosa... Sì, ecco... Una donna.
Cala improvvisamente un silenzio imbarazzante.
Perdura il silenzio imbarazzante.
Corrono sguardi ulteriormente imbarazzati.
Infine, qualcuno scoppia a ridere.
Feriti nel profondo del loro alfissimo orgoglio maschile, corrono da me per lamentarsi delle loro disgrazie, affliggendomi con domande sui motivi per i quali nessuna ceda al loro fascino (cosa invero inspiegabile).
In pieno sconforto virile, abbondano i luoghi comuni sulle donne e frasi come SonoTutteUguali, NonSannoNeancheLoroQuelloCheVogliono, ChiLeCapisce, ecc, ecc.
Dopo anni di serate del genere, perennemente sommersa da maschi piagnistei, faccio notare, non senza un velo di pudore e timidezza, che, essendo dotata di organi genitali femminili, ho motivo di ritenere di essere anch'io quella cosa... Sì, ecco... Una donna.
Cala improvvisamente un silenzio imbarazzante.
Perdura il silenzio imbarazzante.
Corrono sguardi ulteriormente imbarazzati.
Infine, qualcuno scoppia a ridere.
domenica 6 aprile 2014
Drogata schifosa
19.20 Mi viene offerta una birra. Valuto mentalmente i pro e contro: devo ancora riprendermi dalla sera precedente, ma proprio per questo, che differenza potrà mai fare una singola birra? Accetto.
19.40 Dichiaro ufficialmente «Questa sera non bevo!»
19.41 Mi si fa notare che stringo ancora una birra tra le mani.
20.30 Sono vagamente consapevole di aver bevuto mezza bottiglia di vodka.
21.34 Io e giovane fanciulla recentemente conosciuto di cui non riesco a ricordare il nome (Jessica?) entriamo e ci appostiamo sotto palco.
22.18 Io e Alessandra (sono quasi sicura che si chiami così) veniamo raggiunte da La Rossa e altri persone e che non riesco a identificare.
23.01 Appoggiata contro un bagno chimico rido fino alle lacrime, abbracciata ad Antonia, la ragazza che non sa il suo nome. Ho un remoto ricordo di strani fatti avvenuti nell'ora precedente.
23.27 Mi ritrovo a ballare abbracciata a un palo.
23.29 La musica ha smesso di suonare. Al suo posto sento il dj che sussura «meow» al microfono in varie tonalità. Ballo dunque come un gatto al ritmo del suo miagolio.
23.30 Osservo le facce de La Rossa e Jessica (ne sono certa, l'ho sentito dire prima) e scoppio a ridere.
23.31 Dato che ormai sono le 5 di mattina, inizio a vestirmi per uscire e tornare a casa. E' stato bellissimo ma devas tante ballare tutte queste ore.
23.32 Mi si fa notare che stiamo ballando da circa 3 minuti. Per tutta risposta, scoppio a ridere.
23.48 Presa da fame chimica, mangio circa 100gr di cioccolata in forma di ovetti pasquali.
23.49 Presa da fame chimica, mangio un panino con lo speck.
23.50 Presa da fame chimica, mangio un panino prosciutto e formaggio.
23.52 Sento chiaramente la musica che fa «Sangre de toro, carta nevada, pina colada. Tequila boom boom».
23.53 Mi stupisco che dopo 10 minuti abbondanti, stiano ancora suonando Tequila boom boom.
23.54 Mi stupisco che in un evento di musica goa e dubstep, mettano Tequila boom boom. Manifesto le mie perplessità a Jessica. Jessica ride.
23.55 Rido anch'io, senza sapere perché.
23.56 Mentre cerco di contenere le risate, Jessica mi spiega che non hanno mai suonato Tequila boom boom. Me ne stupisco.
01.15 Mi chiedo perché sia così tardi e dove siano finiti tutti quanti. Inizio a cercare.
01.17 Vedo un viso familiare. Certo, questo ragazzo lo conosco e mi sta anche molto simpatico. Gli voglio un gran bene, anzi. Non riesco a ricordare chi sia, ma di volergli bene, perciò decido di dimostrarglielo con un bacio. Mi avvio verso di lui, decisa a limonarlo selvaggiamente.
01.18 Realizzo, un secondo prima di mettere in azione il mio piano, che si tratta del fratello del mio ex fidanzato. Batto in ritirata prima di poter fare altri danni.
01.59 Estraggo il cellulare e guardo l'ora.
02.01 Inspiegabilmente, desidero dare vita a una gang bang. Invio un SMS.
02.02 Mi chiedo per quale motivo, dopo 25 minuti non mi sia ancora stato risposto al messaggio. Mi adiro. Guardo l'ora e mi chiedo perché il mio orologio si sia fermato.
02.33 Il mondo è in slow motion.
02.58 La Rossa, come da tradizione ad ogni festa, trova un centesimo.
02.59 La Rossa trova un euro.
03.00 La Rossa trova 50centesimi. Provo un profondo modo d'invidia.
03.30 Spengono la musica, ma io non riesco a smettere di saltellare.
03.42 Alcuni ragazzi ritrovano la propria macchina senza un finestrino. Pezzi di vetro sparsi per terra e nei sedili posteriori fanno sorgere il sospetto che lo stesso sia stato infranto. Capiamo che si tratta chiaramente di un atto razzista e diamo vita a una rivolta per manifestare solidarietà tra compaesani.
04.00 Mi domando dove sono, come mi chiamo, perché sono qui, che senso ha la vita, esiste qualcosa dopo la morte, quanto è profonda la tana del coniglio.
04.01 Mi addormento sul ciglio della strada.
05.00 Inspiegabilmente, mi ritrovo su un treno diretta verso casa. Decido di approfittarne per dormire.
05.02 Mi sembra di sentire le canzoni dei PoP_X (se non li conoscete, cercateli su YouTube! Meritano). Mi scateno ballando sul sedile.
05.03 La Rossa e Jessica mi chiedono cosa stia facendo, senza musica.
05.04 Rido.
05.09 Sto ancora ridendo.
05.14 Scopro che Jessica non si chiama Jessica. Ne resto alquanto delusa. Decido di continuare a chiamarla Jessica.
05.24 Vedo il controllore in fondo al treno. Ricordo di non avere il biglietto e penso cosa fare. Scoppio dunque a ridere.
05.25 Annunciano la fermata di Paesinoinmezzoaiboschi e corro verso la porta, schivando la multa in extremis.
05.26 Mi avvio ballando verso casa.
05.31 Ho l'assoluta certezza di essere inseguita da un serpente. Corro.
05.32 Il serpente ha mollato la presa, dunque ballo per festeggiare.
05.36 Ho l'assoluta certezza di essere inseguita da un bidone della spazzatura semovente. Corro.
05.37 Il bidone si è smaterializzato. Dietro di me non c'è assolutamente nulla. Ballo per festeggiare.
05.39 Ho l'assoluta certezza di essere inseguita da una donna. Corro.
05.42 Realizzo di essere arrivata a casa ballando in tempi da record.
05.43 Incredibilmente, riesco a trovare le chiavi di casa mia.
05.47 Ancora ballando, inizio a scrivere questo post.
07.29 Mi scuso per l'assoluta mancanza di senso, di coerenza logica e grammaticale, per gli errori di battitura e per le carenze ortografiche, se ce ne fossero, ma sono troppo pigra per rileggere e poi... I tasti sono gommosi.
07.31 Mi chiedo perché siano trascorsi due minuti così in fretta e decido che andrò a imburrare il computer. Buona giornata a tutti!
19.41 Mi si fa notare che stringo ancora una birra tra le mani.
20.30 Sono vagamente consapevole di aver bevuto mezza bottiglia di vodka.
21.34 Io e giovane fanciulla recentemente conosciuto di cui non riesco a ricordare il nome (Jessica?) entriamo e ci appostiamo sotto palco.
22.18 Io e Alessandra (sono quasi sicura che si chiami così) veniamo raggiunte da La Rossa e altri persone e che non riesco a identificare.
23.01 Appoggiata contro un bagno chimico rido fino alle lacrime, abbracciata ad Antonia, la ragazza che non sa il suo nome. Ho un remoto ricordo di strani fatti avvenuti nell'ora precedente.
23.27 Mi ritrovo a ballare abbracciata a un palo.
23.29 La musica ha smesso di suonare. Al suo posto sento il dj che sussura «meow» al microfono in varie tonalità. Ballo dunque come un gatto al ritmo del suo miagolio.
23.30 Osservo le facce de La Rossa e Jessica (ne sono certa, l'ho sentito dire prima) e scoppio a ridere.
23.31 Dato che ormai sono le 5 di mattina, inizio a vestirmi per uscire e tornare a casa. E' stato bellissimo ma devas tante ballare tutte queste ore.
23.32 Mi si fa notare che stiamo ballando da circa 3 minuti. Per tutta risposta, scoppio a ridere.
23.48 Presa da fame chimica, mangio circa 100gr di cioccolata in forma di ovetti pasquali.
23.49 Presa da fame chimica, mangio un panino con lo speck.
23.50 Presa da fame chimica, mangio un panino prosciutto e formaggio.
23.52 Sento chiaramente la musica che fa «Sangre de toro, carta nevada, pina colada. Tequila boom boom».
23.53 Mi stupisco che dopo 10 minuti abbondanti, stiano ancora suonando Tequila boom boom.
23.54 Mi stupisco che in un evento di musica goa e dubstep, mettano Tequila boom boom. Manifesto le mie perplessità a Jessica. Jessica ride.
23.55 Rido anch'io, senza sapere perché.
23.56 Mentre cerco di contenere le risate, Jessica mi spiega che non hanno mai suonato Tequila boom boom. Me ne stupisco.
01.15 Mi chiedo perché sia così tardi e dove siano finiti tutti quanti. Inizio a cercare.
01.17 Vedo un viso familiare. Certo, questo ragazzo lo conosco e mi sta anche molto simpatico. Gli voglio un gran bene, anzi. Non riesco a ricordare chi sia, ma di volergli bene, perciò decido di dimostrarglielo con un bacio. Mi avvio verso di lui, decisa a limonarlo selvaggiamente.
01.18 Realizzo, un secondo prima di mettere in azione il mio piano, che si tratta del fratello del mio ex fidanzato. Batto in ritirata prima di poter fare altri danni.
01.59 Estraggo il cellulare e guardo l'ora.
02.01 Inspiegabilmente, desidero dare vita a una gang bang. Invio un SMS.
02.02 Mi chiedo per quale motivo, dopo 25 minuti non mi sia ancora stato risposto al messaggio. Mi adiro. Guardo l'ora e mi chiedo perché il mio orologio si sia fermato.
02.33 Il mondo è in slow motion.
02.58 La Rossa, come da tradizione ad ogni festa, trova un centesimo.
02.59 La Rossa trova un euro.
03.00 La Rossa trova 50centesimi. Provo un profondo modo d'invidia.
03.30 Spengono la musica, ma io non riesco a smettere di saltellare.
03.42 Alcuni ragazzi ritrovano la propria macchina senza un finestrino. Pezzi di vetro sparsi per terra e nei sedili posteriori fanno sorgere il sospetto che lo stesso sia stato infranto. Capiamo che si tratta chiaramente di un atto razzista e diamo vita a una rivolta per manifestare solidarietà tra compaesani.
04.00 Mi domando dove sono, come mi chiamo, perché sono qui, che senso ha la vita, esiste qualcosa dopo la morte, quanto è profonda la tana del coniglio.
04.01 Mi addormento sul ciglio della strada.
05.00 Inspiegabilmente, mi ritrovo su un treno diretta verso casa. Decido di approfittarne per dormire.
05.02 Mi sembra di sentire le canzoni dei PoP_X (se non li conoscete, cercateli su YouTube! Meritano). Mi scateno ballando sul sedile.
05.03 La Rossa e Jessica mi chiedono cosa stia facendo, senza musica.
05.04 Rido.
05.09 Sto ancora ridendo.
05.14 Scopro che Jessica non si chiama Jessica. Ne resto alquanto delusa. Decido di continuare a chiamarla Jessica.
05.24 Vedo il controllore in fondo al treno. Ricordo di non avere il biglietto e penso cosa fare. Scoppio dunque a ridere.
05.25 Annunciano la fermata di Paesinoinmezzoaiboschi e corro verso la porta, schivando la multa in extremis.
05.26 Mi avvio ballando verso casa.
05.31 Ho l'assoluta certezza di essere inseguita da un serpente. Corro.
05.32 Il serpente ha mollato la presa, dunque ballo per festeggiare.
05.36 Ho l'assoluta certezza di essere inseguita da un bidone della spazzatura semovente. Corro.
05.37 Il bidone si è smaterializzato. Dietro di me non c'è assolutamente nulla. Ballo per festeggiare.
05.39 Ho l'assoluta certezza di essere inseguita da una donna. Corro.
05.42 Realizzo di essere arrivata a casa ballando in tempi da record.
05.43 Incredibilmente, riesco a trovare le chiavi di casa mia.
05.47 Ancora ballando, inizio a scrivere questo post.
07.29 Mi scuso per l'assoluta mancanza di senso, di coerenza logica e grammaticale, per gli errori di battitura e per le carenze ortografiche, se ce ne fossero, ma sono troppo pigra per rileggere e poi... I tasti sono gommosi.
07.31 Mi chiedo perché siano trascorsi due minuti così in fretta e decido che andrò a imburrare il computer. Buona giornata a tutti!
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La Rossa,
Viva la noche,
Vizi
lunedì 24 marzo 2014
Atacama
Non appartengo ad alcuna città,
nazione o continente.
Il mio posto è qui, nell'immensità del
deserto, in un luogo popolato dai fantasmi.
Quando sono lontana sento
una mancanza viscerale della mia terra.
Terra. Arida, secca, vuota.
Solo terra.
Inospitale, aggressiva, a tratti persino crudele.
Le
persone sono diverse qui: non esistono.
Ci siamo solo io e lei.
Si
estende pigramente all'infinito. Non mi degna nemmeno di uno sguardo,
mentre io mi struggo di amore per lei.
Vorrei solo che potesse
vedermi a sua volta.
Ormai sono pronta a partire e so che passeranno
anni, prima che possa contemplarla di nuovo.
Forse mi sbaglio,
dopotutto. Non ci siamo solo io e lei.
C'è solo lei.
Psy
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About me,
Casa dolce casa,
Dubbi
giovedì 13 marzo 2014
Waiting
Caro Cane 2,
mi dispiace che tu stia male. Ogni volta che ti sento guaire mi si spezza il cuore, ma non so proprio come aiutarti. Non me ne intendo di animali e non dispongo di soldi per portarti dal veterinario. Mi sento inumana.
Questa mattina ho visto come Cane 1 ti leccava amorevolmente l'orecchio e la testa per affievolire il dolore e avrei voluto fare qualcosa anch'io.
Oh, a proposito, mi dispiace non potervi dare un nome più dignitoso, ma il nonno è partito dicendomi "Prenditi cura dei miei cani", senza fare in tempo a dirmi come vi chiamate, perciò continuerete ad essere Cane 1 e Cane 2 fino al suo ritorno.
Vi manca il nonno, si vede. Da quando è partito girate per casa con aria triste e non guardate nemmeno il cibo che vi do: non sono una brava cuoca come lui.
Anch'io vorrei che il nonno stesse meglio e che tornasse presto. Farebbe sentire meglio anche me.
Credo che non rimanga altro che aspettare. Nel frattempo, farò del mio meglio per voi, C1 e C2.
Con affetto,
Psy
mi dispiace che tu stia male. Ogni volta che ti sento guaire mi si spezza il cuore, ma non so proprio come aiutarti. Non me ne intendo di animali e non dispongo di soldi per portarti dal veterinario. Mi sento inumana.
Questa mattina ho visto come Cane 1 ti leccava amorevolmente l'orecchio e la testa per affievolire il dolore e avrei voluto fare qualcosa anch'io.
Oh, a proposito, mi dispiace non potervi dare un nome più dignitoso, ma il nonno è partito dicendomi "Prenditi cura dei miei cani", senza fare in tempo a dirmi come vi chiamate, perciò continuerete ad essere Cane 1 e Cane 2 fino al suo ritorno.
Vi manca il nonno, si vede. Da quando è partito girate per casa con aria triste e non guardate nemmeno il cibo che vi do: non sono una brava cuoca come lui.
Anch'io vorrei che il nonno stesse meglio e che tornasse presto. Farebbe sentire meglio anche me.
Credo che non rimanga altro che aspettare. Nel frattempo, farò del mio meglio per voi, C1 e C2.
Con affetto,
Psy
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Famiglia
martedì 18 febbraio 2014
Pronti...
Questa settimana sarà una delle più difficili degli ultimi mesi.
Esame d'inglese.
Impegni improrogabili.
Esame di psicologia.
Lavoro.
Esame di giornalismo.
Non un euro.
Valigia.
Partenza... per il Cile.
Esame d'inglese.
Impegni improrogabili.
Esame di psicologia.
Lavoro.
Esame di giornalismo.
Non un euro.
Valigia.
Partenza... per il Cile.
Via!
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About me
martedì 11 febbraio 2014
venerdì 31 gennaio 2014
Tra pochi mesi...
Io amo il rapporto che abbiamo.
Lui è il mio scudo umano.
E' sempre pronto a proteggermi, da tutto e da tutti, anche da me stessa.
Non servono spiegazioni, perché sa già. Gli basta uno sguardo per inquadrare il problema.
Sa che dico meow con tre tipi di intonazione diversa, a seconda del mio stato d'animo, e il suo preciso significato in ogni momento.
Capisce se sto mentendo e come mi sento dalla mia espressione... In chat (devo ancora capire come fa!).
Se sbaglio, lo dice senza mezzi termini.
Sbegottiamo tutti i giorni, ma non litighiamo mai.
Quando è arrabbiato con me, mi ricorda che mi vuole bene comunque.
Quando sono arrabbiata con lui, si sforza di capire perché.
Ho paura di perderlo.
venerdì 10 gennaio 2014
Piccole cose
Di recente, c'è un personcina speciale che mi rende molto felice.
I suoi colori preferiti sono il rosso e il giallo.
Sa fare la super capriola magica in aria.
Le piace giocare al campeggio.
Le piace ascoltare le storie.
Ama il cibo.
Ha una bambola che si chiama Paolo ma indossa il tutù rosa. A volta si confonde e diventa Paola, perché a lui piace essere una femmina.
Le piace la musica.
A me piace lei. Felicità umana in formato tascabile.
I suoi colori preferiti sono il rosso e il giallo.
Sa fare la super capriola magica in aria.
Le piace giocare al campeggio.
Le piace ascoltare le storie.
Ama il cibo.
Ha una bambola che si chiama Paolo ma indossa il tutù rosa. A volta si confonde e diventa Paola, perché a lui piace essere una femmina.
Le piace la musica.
A me piace lei. Felicità umana in formato tascabile.
venerdì 3 gennaio 2014
Il nuovo anno
Il 2013 è stato l'anno in cui...
- Sono riuscita a vedere ben 3 concerti dei Baustelle, ad ottenere l'autografo di Francesco e di Rachele e ho persino fatto una foto con lui.
- Sono andata al concerto degli Ska-p e ho provato il brivido del pogo estremo. E sono sopravvissuta.
- Sono caduta in un buco e mi sono rotta 3 vertebre. Però, tenuto conto che si trattava di un buco di 4 metri in mezzo ai boschi, ritengo un fattore positivo essere sopravvissuta.
- Sono andata in Norvegia con sei ragazzini 13enni al seguito. E sono sopravvissuta.
- Ho trovato un lavoro, dopo mesi di estenuante ricerca!
Ora, a 3 giorni dall'inizio del nuovo anno, le cose si prospettano confuse e contorte, ma sono ottimista.
2014, stupiscimi!
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