venerdì 21 novembre 2014

I frutti della noia

Pubblicato da Psy alle 15:33
Durante una conferenza tenuta all'alba, mi perdo in fantasticherie e la penna prende vita propria:


Passeggiava solitaria senza meta, con un unico pensiero persistente: caffè.
Non era il pensiero più elevato che la sua mente raffinata avesse mai prodotto, ma poteva dire in sua difesa che era, solitamente, la chiave che conduceva alla produzione di idee eccelse. Come quella volta che, mentre girava alla ricerca dell'amata bevanda, ebbe l'intuizione di creare una macchinetta che inghiottisse denaro e ne erogasse in cambio caffeina in bicchieri di plastica.
No, un attimo, quello era solo un altro delirio frutto dell'astinenza prolungata.
Maledetta dipendenza che le annebbiava il pensiero e le impediva di trovare se stessa in quel mare di desiderio impellente.
Aveva la percezione, in questo caotico stato di cose, di non possedere più un corpo, degli arti, di aver perso cognizione di se stessa, di non essere più.
Non ricordava nemmeno il momento del risveglio, come se non fosse mai esistito altro che quel tempo, quel momento, quell'istante, quell'assenza di caffè.
Si fermò un istante: dov'era? Com'era arrivata fin lì? Non rammentava la sua vita pregressa.
Iniziava e finiva tutto in quella voglia insoddisfatta.
Rimase immobile, cercando di trovare risposta a domande che non riusciva a formulare senza prima aver coperto questo bisogno micidiale.
All'improvviso, un pensiero fece breccia nella nebbia: il suo corpo, dov'era?
Si guardò. E per la prima volta in quella lunga giornata (era davvero solo un giorno?) si accorse, semplicemente, di non essere più.
Il suo corpo giaceva a terra in una posa innaturale e reggeva ancora tra le dita il bicchiere di caffè, il cui contenuto, mai toccato, si era rovesciato scivolandole tra i capelli.
Finalmente capì.
Dunque era questo l'inferno: essere condannati per sempre alla ricerca, mai conclusa, di un bicchiere di caffè.

3 commenti:

Unknown on 23 novembre 2014 alle ore 22:19 ha detto...

A me capita con il thè, quindi penso che ognuno abbia il suo piccolo inferno personale.

Psy on 25 novembre 2014 alle ore 23:16 ha detto...

Credevo che gli inferni dei nerd fossero in qualche modo collegati coi giochi di ruolo :D

Unknown on 27 novembre 2014 alle ore 20:16 ha detto...

Il vero inferno per un nerd è dover interagire di persona col mondo, tipo andare a lezione in università. I giochi di ruolo dipende dal master che trovi possono essere paradiso/purgatorio/inferno

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