Ho finalmente trovato un fidanzato, Jacopo, il primo della mia vita. Sono così felice da trascorrere insieme a lui la totalità della mia giornata e sentire comunque che mi manca l'aria quando non c'è. Saltello per il mondo ricoperta da uno strato di gioia molesta: avere 18 anni ed essere in cima al mondo.
Questo fine settimana ci sarà una festa in montagna. Lui, purtroppo, non può venire con me, ma lo rivedrò il lunedì mattina. Avverto comunque la necessità di fare cose indicibili per rubare il suo numero di cellulare, perché chiederglielo era troppo mainstream.
Tra sostanze alcoliche di ogni genere e balli scatenati, conosco un ragazzo bellissimo. Ne sono talmente attratta che temo di sbavare, letteralmente, ai suoi piedi, cosa che lui non manca certo di notare.
Non ricordo come sia successo, se sia stato lui a venire da me o il contrario. Ricordo solo che a un certo punto ci ritrovammo a baciarci in modi decisamente vietati ai minori.
Ci metto solo un secondo a realizzare quello che sto facendo: sto tradendo Jacopo. Disperata, respingo il ragazzo appena conosciuto e mi allontano di corsa, in cerca di consolazione. Trovo la mia migliore amica avvinghiata a qualcuno che non ho mai visto prima e poco più in là, seduta tutta sola, la Capra, un'altra cara amica.
Passo oltre, fino ai boschi, ed estraggo il cellulare. Chiamo ripetutamente Jacopo, dicendogli cose che grazie al cielo non ricordo, in un mare di lacrime. Ad un certo punto mi arriva un suo messaggio in cui mi fa presente che lui dovrebbe dormire perché il mattino dopo lavora. Mi dirigo verso la festa a tutta la velocità che le mie giovani gambe consentono e salgo su un tavolo, dal quale urlo rivolta agli invitati "Ragazzi, abbassate le musica ché Jacopo deve dormire!". Un istante dopo, dormo anch'io, sotto il tavolo, senza capire bene il perché.
Mi sveglio, scoprendo con sommo stupore di essere ancora alla festa, e guardandomi intorno vedo un ragazzo dall'aria familiare. Si avvicina. Oh, ma certo, limonavamo fino a poco fa!
Lo prendo per mano e lo porto sulla panchina ove giace ancora la Capra, in solitudine e con aria triste. So di che cos'ha bisogno. Ordino all'ignoto di sedersi vicino a lei e con tutta la mia delicatezza alcolica faccio sbattere le loro teste una contro l'altra; meno di un secondo dopo le loro lingue si sono già incontrate.
Agosto 2007, domenica
Esco a gattoni dalla tenda, chiedendomi quale malefica divinità permetta che accadano queste cose.
I miei ricordi della sera prima si riducono a un ammasso disordinato di musica, luci e corpi ammassati, su cui non voglio indagare oltre.
Il mondo intorno gira vorticosamente. La mia testa. Nessuno osi parlarmi o potrei commettere qualche reato.
Uno sprovveduto mi si avvicina e mi saluta allegramente. Sto per imprecare e lo fisso per un lasso di tempo infinito, chiedendomi quando e dove l'abbia già visto. Mi ci vuole un bel po' (e uno sforzo creativo non indifferente) per ricollegarlo alle scene osé della sera prima. In quel momento, alle mie spalle, qualcuno accende lo stereo.
Maggio 2014, venerdì
Finalmente, il momento che aspettavo da 7 anni: i Matrioska dal vivo.
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