mercoledì 18 gennaio 2012

Tanto amore

Pubblicato da Psy alle 20:49
- Ma ciao, stellina!
- Amore mio, sei arrivato.
- Come stai, tesoro?
- Piccola, mi passi lo zucchero, per piacere?
- Che cosa facciamo questa sera, tenero cuoricino mio?

A qualcuno verrebbe il diabete, sentendoci parlare tra di noi.
Altri potrebbero pensare che queste manifestazioni d'affetto, oltre che melense, siano pure un po' démodé.
I più ingenui crederanno senz'altro che ci vogliamo tanto bene - il che potrebbe anche essere vero, ma non è questo il motivo di tutte quelle smancerie.

No, la triste verità è che il motivo per cui ci chiamiamo sempre tra di noi utilizzando amorevoli vezzeggiativi è per la forza dell'abitudine. Lo facciamo con tutti.

Non è tenerezza, ma una forma di sopravvivenza.

Se non ci credete, provate a chiamare Luca il vostro partner che potrebbe benissimo essere appena scappato dalla mafia russa, prima di correggervi balbettando "Ehmmm... I-Igor?".
Se non sorride, fareste meglio a iniziare a correre.

Dopo una serie di episodi del genere, vista la mia scarsissima memoria con i nomi, le opzioni erano due: fare un voto di castità... Oppure soprannominare tutti Pasticcino.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Mah, non mi trovi d'accordo...
Credo, invece, che ad una certa età (parlo della mia, sono una vecchia scoreggia^^), sia giunto il momento di smettere di sopravvivere ed iniziare a vivere.
Perché non dovrei farmi dire che sono uno stronzo, se fosse vero?
Perché accettare falsi amici, invece di sceglierli?
Ma soprattutto...
Se la mia storia fosse un cadavere, perché essere killer, becchino e cassa da morto di mestesso?
Non credo si tratti di regole di sopravvivenza, ma forse solo paura di rimanere soli.
Ma il discorso è lungo, lungo...
Che ne dici?

Psy on 19 gennaio 2012 alle ore 17:57 ha detto...

Il discorso è effettivamente lunghissimo... E complicato.
Da un lato, sì, c'è la paura di rimanere da soli, ma non è solo questo.
Anzi, a volte è proprio il contrario... Intrattenere relazioni superficiali con tutti è un modo per tenerli a debita distanza, per non farli entrare nel mio mondo.
Dare un nome a qualcuno significa identificarlo come individuo, dargli una connotazione umana.
Non è più solo uno che passava di lì per caso, l'uomo di turno, il vibratore delle prossime 3 settimane. E' un uomo... E sì, lo ammetto, questo mi spaventa... Ma ora come ora, non sono pronta per lavorarci su... D'altronde, esco da poco (3 mesi) da una storia durata due anni, finita in modo disastroso... Per adesso va bene così, quando mi sentirò pronta, inizierò a imparare pure i loro nomi :)

Anonimo ha detto...

Sono uscito da una storia di 4 anni: posso capire molto alla grossa, perché tutte le storie sono diverse.
Ma posso capire...

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